Qualcuno scorse il frutto acerbo ma poi scosse il tronco e il frutto cadde, e questo è il canto di chi non cantò, e di aver di voce non si accorse, mai venne a patti con il suo destino, lui con il caso non aveva intesa, ed era fuori tono il suo violino e la sua corda troppo tesa, ed intonò la voce in la, la nota non andò più in la, ma questo accordò poi non risuonò, non ispirò, non provocò nessuno, di certo il cane non reagì, il gatto pure. E' buffo sì, buffo davvero, ma provò a scherzare ma non ci riuscì, nemmeno il vino lo assaggiò, il gusto neanche lo sentì. E si arrischiava in discussioni oziose ma molto piano e con maggior timore stillava l'anima attraverso i pori con mille gocce di sudore, di sudore, e sul quadrato cominciò il duello senza però nessuna idea di qualche regola, trucco o tranello, l'arbitro poi non dava il via e lui puntò l'estremità ma si fermò neanche a metà. Non capì il falso né una verità, lei fu la sola e neanche lei amò del tutto mai non amò mai, non amò mai,... E' buffo sì, buffo davvero ma andò più in su ma non volò soltanto un poco si affrontò mancò ciò che mancò, sempre mancò, tutto mancò. Fu il servitore di uno stile puro, dico sul serio, non è falsità: scriveva versi sulla neve e poi la neve svanirà, si scioglierà, ma continuò, la grande nevicata gettava versi sul tappeto lieve, lui rincorreva a bocca spalancata cristalli di grandine di neve. E lui salì sul suolo, andò, ma non ci andò là, non ci andò là, non ci andò e non riuscì la fuga, il volo, la cavalcata non finì il toro sua costellazione e la via lattea muggì. E' buffo sì, buffo davvero ma mancò la nota dopo il la, per una nota d'un secondo solo non volerà, non volerà... E' buffo sì, che storia buffa e amena, certo per me, per voi non so. Trotta il cavallo e il merlo plana. Pagherà, chi pagherà, chi pagherà...